SAN MICHELE ARCANGELO

Il nome proprio Michele (in ebraico מִיכָאֵל‎?) è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di arcangelo, insieme agli altri due arcangeli Gabriele e Raffaele. Il nome Michele deriva dall’espressione Mi-ka-El che significa “Chi è come Dio?”. In latino viene riportato come Michaël,  «Quis ut Deus?». Nella tradizione cattolica viene chiamato “San Michele l’Arcangelo” (l’Arcangelo per antonomasia), o più brevemente “San Michele”.

Le menzioni più antiche del nome risalgono ad opere della letteratura giudaica del II e III secolo a.C., spesso ma non sempre di genere apocalittico, dove egli è il capo degli angeli e degli arcangeli e il responsabile della cura di Israele. Il Cristianesimo ha conservato gran parte dei caratteri attribuiti a san Michele nella letteratura giudaica.

Nel calendario liturgico della Chiesa Cattolica riformato dopo il Concilio Vaticano II si festeggia come “San Michele Arcangelo” il 29 settembre con San Gabriele Arcangelo e San Raffaele Arcangelo. Nei calendari liturgici delle Chiese particolari San Michele viene festeggiato anche in altre date che ricordano particolari ricorrenze dell’Arcangelo; in particolare ricordiamo la data dell’8 maggio, significativa per la nostra diocesi, che ricorda la sua apparizione sul Monte Gargano in Puglia.

L’arcangelo Michele è ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana. Michele, comandante delle milizie celesti, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Lui, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi. L’arcangelo Michele è rappresentato in forma di guerriero, infatti porta una spada.

La festa di San Michele Arcangelo fu istituita, insieme a quella di tutti gli angeli, nel 493 d.C. da papa Gelasio I, il 29 settembre, giorno della consacrazione della Chiesa di San Michele in Via Salaria a Roma.

Nella messa tridentina San Michele è ricordato espressamente più volte. Innanzitutto, è menzionato nel Confiteor come primo fra i santi, dopo la Vergine Maria, che è Regina degli Angeli e dei Santi. Lo si ritrova quindi nella preghiera di benedizione dell’incenso, in cui l’arcangelo viene invocato come «colui che sta alla destra dell’altare dell’incenso». Importanti preghiere a Michele erano già contenute nei sacramentari di Papa Leone Magno (VI secolo), Gelasio I (VII secolo); e Gregorio Magno (VIII secolo).

Nel XII-XIII si registrarono le prime menzioni di san Michele all’interno della liturgia: nel Confiteor e nel rito di incensazione degli altari al momento dell’Offertorio.

Le preghiere a San Michele sono tutte valide e il culto a San Michele è di grande importanza per la Chiesa cattolica. Papa Leone XIII, ad esempio, compose alcune preci all’Arcangelo e, tanto in atti ufficiali della Santa Sede quanto a più riprese in una pubblica Messa, ha dichiarato ai fedeli che la preghiera a San Michele Arcangelo fu a lui dettata lettera per lettera direttamente dal «Principe delle milizie celesti» in una visione diurna e consapevole.

Dal 1884, anno dell’introduzione, fino al 1965, era obbligatorio che il sacerdote celebrante e i fedeli alla fine di ogni Messa non cantata si mettessero in ginocchio ai piedi dell’altare per recitare le preci leonine, che includevano una preghiera a san Michele. Con l’istruzione Inter Oecumenici del 25 settembre 1964, in vigore a partire dal 7 marzo 1965, la Congregazione per i Riti e il Consiglio per l’Esecuzione del Decreto sulla liturgia del Concilio Vaticano II, dichiararono soppresso l’obbligo della recita di queste preci, che non erano più considerate parte della Messa.

Oltre alle preci da recitarsi al termine della Messa, Leone XIII stabilì anche un rito esorcistico in cui, nella prima parte, il «principe gloriosissimo delle milizie celesti» e «custode e patrono della Santa Chiesa» viene invocato perché venga in difesa dei cristiani contro il demonio.

San Michele arcangelo ricopre quattro ruoli:

  • vittoria su Satana e sugli angeli caduti: in Giosuè 5,14 l’arcangelo è “il comandante supremo dell’esercito del Signore”. Michele vinse una prima volta nella battaglia in Paradiso che precedette la creazione; una seconda volta quando l’Anticristo avrà stabilito il suo regno sulla terra. San Michele è colui che ha il compito di legare nello stagno ardente il falso profeta e la prima Bestia, suonare l’ultima delle sette trombe, spiegare lo stendardo della Croce nella valle di Armageddon. San Michele è il modello tradizionale di altri santi guerrieri come San Giorgio e San Teodoro di Amasea. Talora, il conflitto col Maligno è vissuto come una battaglia interiore.
  • nell’ora della morte: san Michele è l’angelo prediletto da Dio e l’angelo custode di innumerevoli santi. Tradizionalmente, è anche incaricato di assistere i morenti, talora insieme alla Vergine Maria e ai suoi angeli, dando ad ogni anima la possibilità di riscattarsi prima di morire e costernando così il Diavolo e i suoi servi. Nel Giudizio particolare dell’anima al cospetto di Cristo, che segue immediatamente la morte del corpo, egli ha il ruolo di avvocato difensore. Al termine del periodo di espiazione, Michele è colui che si reca in Purgatorio, libera le anime e le conduce in Paradiso, ovvero subito dopo la morte. A lui sono consacrate numerose cappelle nei cimiteri. Nel messale della Messa tridentina era invocato come il “vessillifero Michele conduca le anime nella sua luce santa”, invocazione che è rimasta in vigore per la commemorazione di tutti i defunti.
  • soppesare i meriti delle anime nel Giorno del Giudizio: Michele è spesso raffigurato con la bilancia, simbolo della giustizia, mentre soppesa i meriti delle anime defunte in base alle loro azioni compiute sulla Terra. Per questo motivo, Michele è spesso raffigurato con in mano una bilancia perfettamente tarata. Nel soffitto della Cappella Sistina, Michelangelo lo raffigurò mentre sorreggeva un piccolo libro dei beati e un molto più voluminoso libro dei dannati.
  • guardiano della Chiesa: Michele è l’angelo protettore del popolo di Israele, il protettore e custode della Chiesa, del Santissimo Sacramento, del Papa, patrono e custode di molti Paesi e professioni specifiche. Durante il Medioevo, San Michele era venerato dagli ordini militari cavallereschi. Questo ruolo era anche il motivo per cui era considerato il santo patrono di numerose città e paesi.

Inoltre, Michele è un potente intercessore delle preghiere, a partire da quella eucaristica. Tommaso d’Aquino era convinto della sua presenza alla destra dell’altare al momento del sacrificio eucaristico. Apocalisse 8,3 afferma che egli in Paradiso tiene in mano un turibolo d’oro fumante d’incenso mentre brucia sull’altare, davanti al trono di Dio. Ciò simboleggia non che officia la Messa (essendo impossibile secondo la teologia operare in persona Christi per esseri spirituali, invisibili e disincarnati come gli angeli), ma che porge le preghiere dei santi e dei viventi al cospetto del trono divino, in odore di grata soavità. Per questo fine era supplicato dal sacerdote durante la Consacrazione. -tratto largamente da Wikipedia

La prima chiesa costruita nell’abitato di Striano tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo venne dedicata a San Michele Arcangelo. Questa prima chiesa, divenuta ormai fatiscente, venne demolita agli inizi del cinquecento e sulle sue rovine, successivamente, ne venne costruita una nuova dedicata a San Giovanni Battista.

San Michele Arcangelo era un tempo il patrono della diocesi di Sarno, cui apparteneva la nostra parrocchia. Dal momento dell’unificazione della diocesi di Sarno con la diocesi di Nocera dei Pagani, avvenuta nel 1987, è divenuto compatrono della nuova diocesi e viene festeggiato con il grado di festa l’8 maggio.

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