SAN GIOVANNI BATTISTA

“«Chi sei tu?». Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo»”. Le parole di Giovanni Battista non sono parole che vanno interpretate in maniera moraleggiante. La sua non è una semplice dichiarazione di umiltà ma una vera e propria rivoluzione antropologica. La tentazione dell’uomo infatti è sempre quella di cadere in una sorta di delirio di onnipotenza. È il cosiddetto “credersi Dio” che molto spesso infesta la maggior parte di noi fino al punto da vivere con un “io” sproporzionato rispetto alla realtà e alla vita stessa. “Credersi Dio” ci fa vivere e fare delle scelte che molto spesso ci portano alla rovina e alla mortificazione della gente che ci sta accanto. Un’autentica vita spirituale ci riconsegna a noi stessi senza lasciarsi sedurre dall’idea di fondo che i nostri successi, le nostre capacità o al contrario le nostre ferite e i nostri errori, sono l’assoluto in cui rispecchiarci per dire chi siamo. Il Battista aveva un successo mediatico immenso ma non ha mai pensato che questo successo lo definisse come uomo. Egli dice di se «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia»; che è un po’ come dire “io non sono l’ultima parola, ne sono solo segno”. Se una madre, un padre, un figlio, un amico, un confratello, una qualsiasi persona si ricordasse di non essere in se stesso un fine, ma solo il segno di un fine più grande, vivrebbe ciò che fa, ordinandolo sempre a qualcosa di più grande del proprio io e delle proprie aspettative. Sentirsi un fine, sentirsi dio, significa voler far ruotare la vita degli altri attorno a noi e considerare lesa maestà quando questo non accade. In questo senso il Battista ci dà una lezione immensa, perché ci ricorda che ogni nostra relazione è solo un modo per preparare la strada a Qualcuno che è più grande di noi. E quando questo non avviene allora si può diventare l’impedimento all’esperienza di senso nella vita degli altri. A volte la gente è lontana da Dio solo perché ha avuto relazioni pessime nella propria vita.

– tratto dal Commento a Gv 1,19-28 di don Luigi Maria Epicoco

San Giovanni Battista è una figura centrale nella tradizione cristiana, noto come il precursore di Gesù Cristo. Nato da Zaccaria ed Elisabetta, fu scelto da Dio per preparare la strada al Messia. Giovanni chiamava alla conversione e al pentimento, battezzando le persone nel fiume Giordano come segno di purificazione e rinnovamento spirituale. Il suo incontro con Gesù, culminato nel battesimo del Salvatore, segnò l’inizio della missione pubblica di Cristo. La festa di San Giovanni Battista, celebrata il 24 giugno, ci ricorda l’importanza della conversione e della preparazione alla venuta del Signore.

L’antica chiesa parrocchiale di San Severino Abate nel 1739 cedette il titolo parrocchiale alla più moderna e funzionale chiesa di San Giovanni Battista, eretta al centro del paese sulle fondamenta dell’antichissima chiesa di San Michele Arcangelo (XI secolo).

La pala dell’altare maggiore della nostra chiesa raffigura la Vergine Maria insieme ai santi Giovanni Battista e Severino. Entrambi i santi sono accomunati dal fatto di essere stati esempi di vita dedicata alla penitenza, alla preghiera e alla rinuncia ai beni mondani, vivendo una vita spirituale intensa come risposta alla chiamata divina. Entrambi furono figure di guida spirituale che influenzarono profondamente la fede e le pratiche religiose del loro tempo. Il legame diretto storicamente documentato che unisce le due figure ci viene però raccontato da Eugippio, il biografo di Severino. Questi riferisce che quando occorsero reliquie di martiri per la nuova basilica di Boiotro, i sacerdoti si offrirono per andarne in cerca. Severino predisse loro che non si doveva intraprendere nessuna fatica perché sarebbero state portate spontaneamente al monastero le reliquie di S. Giovanni Battista. Scrive Eugippio: “Mentre il Santo a Flavianis leggeva il Vangelo, terminata la preghiera, si alzò e comandò che gli venisse subito preparata una barca. Ai circostanti stupiti disse: “Sia benedetto il nome del Signore; noi dobbiamo andare incontro alle reliquie dei beati martiri”. Senza indugio, traversato il Danubio, trovarono un uomo seduto sulla riva opposta del fiume, che, con molte preghiere, li richiese di condurlo dal servo di Dio, dal quale, per la fama che si era divulgata, da lungo tempo già desiderava venire. Gli fu subito indicato Severino, a lui egli offerse le reliquie di S. Giovanni Battista, che per molto tempo aveva conservato presso di sé”. 

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