I SACRAMENTI DELLA GUARIGIONE

Attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana, l’uomo riceve la vita nuova di Cristo. Ora, questa vita, noi la portiamo «in vasi di creta» (2 Cor 4,7). Adesso è ancora «nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3). Noi siamo ancora nella nostra abitazione terrena, sottomessa alla sofferenza, alla malattia e alla morte. Questa vita nuova di figlio di Dio può essere indebolita e persino perduta a causa del peccato. Il Signore Gesù Cristo, medico delle nostre anime e dei nostri corpi, colui che ha rimesso i peccati al paralitico e gli ha reso la salute del corpo, ha voluto che la sua Chiesa continui, nella forza dello Spirito Santo, la sua opera di guarigione e di salvezza, anche presso le proprie membra. È lo scopo dei due sacramenti di guarigione: del sacramento della Penitenza e dell’Unzione degli infermi. Questi sacramenti sono stati istituiti da Cristo per guarire le ferite del peccato e per offrire conforto e forza spirituale nei momenti di malattia o di sofferenza   – cfr. CCC 1420 – 1421

  • Contrizione: il sincero pentimento per i peccati commessi, accompagnato dal desiderio di non peccare più.

Prima di accostarsi al sacerdote per la confessione (tappa successiva) bisogna fare un buon esame di coscienza in cui si chiede al Signore la grazia di detestare i peccati commessi, il sincero pentimento di essi e ci si propone -con la grazia di Dio – di non volerli più commettere.

Qui è possibile accedere a un buono schema per l’esame di coscienza.

  • Confessione: la dichiarazione dei peccati al sacerdote.
  • Assoluzione: il perdono dei peccati impartito dal sacerdote in nome di Cristo.
  • Soddisfazione: l’adempimento dell’atto di penitenza assegnato dal sacerdote per riparare il danno causato dal peccato.

Gli effetti del Sacramento della Penitenza sono: il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio e la Chiesa; la pace e la serenità della coscienza; la grazia per evitare il peccato in futuro.

Per approfondire consultare https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c2a4_it.htm

Il parroco, previa disponibilità ed in assenza di impegni concomitanti, è sempre disponibile per il sacramento della Confessione.

L’UNZIONE DEGLI INFERMI

L’Unzione degli Infermi è il sacramento destinato a conferire una grazia speciale ai cristiani che si trovano in condizioni di grave malattia o vecchiaia. Attraverso questo sacramento, la Chiesa intercede per la guarigione fisica e spirituale del malato, affidandolo alla misericordia di Dio. L’Unzione degli infermi «non è il sacramento soltanto di coloro che sono in fin di vita. Perciò il tempo opportuno per riceverla si ha certamente già quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte». Se un malato che ha ricevuto l’Unzione riacquista la salute, può, in caso di un’altra grave malattia, ricevere nuovamente questo sacramento. Nel corso della stessa malattia il sacramento può essere ripetuto se si verifica un peggioramento. È opportuno ricevere l’Unzione degli infermi prima di un intervento chirurgico rischioso. Lo stesso vale per le persone anziane la cui debolezza si accentua. Soltanto i sacerdoti (Vescovi e presbiteri) sono i ministri dell’Unzione degli infermi. È dovere dei Pastori istruire i fedeli sui benefici di questo sacramento. I fedeli incoraggino i malati a ricorrere al sacerdote per ricevere tale sacramento. I malati si preparino a riceverlo con buone disposizioni, aiutati dal loro Pastore e da tutta la comunità ecclesiale, che è invitata a circondare in modo tutto speciale i malati con le sue preghiere e le sue attenzioni fraterne. (cfr. CCC 1514-1516)

Gli effetti del sacramento dell’unzione (CCC 1520-1523) sono i seguenti:

  • Un dono particolare dello Spirito Santo. La grazia fondamentale di questo sacramento è una grazia di conforto, di pace e di coraggio per superare le difficoltà proprie dello stato di malattia grave o della fragilità della vecchiaia. Questa grazia è un dono dello Spirito Santo che rinnova la fiducia e la fede in Dio e fortifica contro le tentazioni del maligno, cioè contro la tentazione di scoraggiamento e di angoscia di fronte alla morte. Questa assistenza del Signore attraverso la forza del suo Spirito vuole portare il malato alla guarigione dell’anima, ma anche a quella del corpo, se tale è la volontà di Dio. Inoltre, «se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (Gc 5,15).
  • L’unione alla passione di Cristo. Per la grazia di questo sacramento il malato riceve la forza e il dono di unirsi più intimamente alla passione di Cristo: egli viene in certo qual modo consacrato per portare frutto mediante la configurazione alla passione redentrice del Salvatore. La sofferenza, conseguenza del peccato originale, riceve un senso nuovo: diviene partecipazione all’opera salvifica di Gesù.
  • Una grazia ecclesiale. I malati che ricevono questo sacramento, unendosi «spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo», contribuiscono «al bene del popolo di Dio».  Celebrando questo sacramento, la Chiesa, nella comunione dei santi, intercede per il bene del malato. E l’infermo, a sua volta, per la grazia di questo sacramento, contribuisce alla santificazione della Chiesa e al bene di tutti gli uomini per i quali la Chiesa soffre e si offre, per mezzo di Cristo, a Dio Padre.
  • Una preparazione all’ultimo passaggio. Se il sacramento dell’Unzione degli infermi è conferito a tutti coloro che soffrono di malattie e di infermità gravi, a maggior ragione è dato a coloro che stanno per uscire da questa vita («in exitu vitae constituti»), per cui lo si è anche chiamato «sacramentum exeuntium». L’Unzione degli infermi porta a compimento la nostra conformazione alla morte e alla risurrezione di Cristo, iniziata dal Battesimo. Essa completa le sante unzioni che segnano tutta la vita cristiana; quella del Battesimo aveva suggellato in noi la vita nuova; quella della Confermazione ci aveva fortificati per il combattimento di questa vita. Quest’ultima unzione munisce la fine della nostra esistenza terrena come di un solido baluardo in vista delle ultime lotte prima dell’ingresso nella Casa del Padre. 

Il viatico, ultimo sacramento del cristiano

In quanto sacramento della pasqua di Cristo, l’Eucaristia dovrebbe sempre essere l’ultimo sacramento del pellegrinaggio terreno, il «viatico» per il «passaggio» alla vita eterna. A coloro che stanno per lasciare questa vita, la Chiesa offre, oltre all’Unzione degli infermi, l’Eucaristia come viatico. Ricevuta in questo momento di passaggio al Padre, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo ha un significato e un’importanza particolari. È seme di vita eterna e potenza di risurrezione, secondo le parole del Signore: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Sacramento di Cristo morto e risorto, l’Eucaristia è, qui, sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre.

Come i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia costituiscono una unità chiamata «i sacramenti dell’iniziazione cristiana», così si può dire che la Penitenza, la santa Unzione e l’Eucaristia, in quanto viatico, costituiscono, al termine della vita cristiana, «i sacramenti che preparano alla Patria» o i sacramenti che concludono il pellegrinaggio terreno. ( cfr. CCC 1524-1525)

Il parroco è disponibile in ogni ora del giorno e della notte a portare il Sacramento dell’Unzione degli infermi ed il Viatico ai morenti. Si raccomanda però di non aspettare che una persona stia agli sgoccioli per chiamare il parroco, ma di farlo per tempo senza aver paura che il malato possa impressionarsi.

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